Vivono fra dirupi, radure, poggi, cime aguzze, ma a loro agio, come in una
reggia. La Natura è la loro reggia! Si muovono con eleganza, leggere, eppur
sono ben radicate. Belle, semplici, vive. Formano un’unità coi boschi, le foglie
secche, il muschio. Sembrano un unico grappolo, come acini ben distinti eppure
saldamente legati fra di loro. Ma non parlano, scambiano solo occhiate, cenni.
Comunicano così.
Sono le antiche divinità, gli dèi che guidarono la vita dei nostri padri.
Quando si impose il monoteismo, essi non scomparvero, ma si rifugiarono qui,
sui monti, sulle colline, nelle grotte, nei campi intorno alla valle attraversata dal
nostro Sacro Fiume.
E da qui osservano le azioni degli umani. Attendono che essi concludano il loro
lungo viaggio alla ricerca del benessere materiale, come fine ultimo
dell’esistenza. Aspettano che riscoprano le radici, le antiche origini, il legame
con la Natura, con l’immortale Gaia, con se stessi.
Ed intanto nutrono la fonte della Speranza, il vivaio del Futuro, delle Idee, dei
Pensieri assopiti, ma non scomparsi.
Di tanto in tanto organizzano dei brevi viaggi nei paesi assopiti sulle colline ed
in quelli dalla vita frenetica lungo la costa. Osservano non visti, prendono nota,
cercano di seminare dubbi, domande, discussioni sul senso della vita, sui suoi
ritmi.
Tentano di scuotere gli umani dal loro torpore, dalla foga consumistica, dalla
felicità effimera, dagli autoinganni.
Ed attendono. Attendono un risveglio, una rinascita, una nuova vita. Una vita
vera.