Corrente, ha organizzato nel capoluogo di quella regione una giornata per
discutere su Intellettuali e politica, con l’occhio rivolto al Mezzogiorno.
Si, a Milano, a mille e passa km da noi, a discutere di Mezzogiorno d’Italia..
La Fondazione Movimento di Corrente ETS, diretta, oggi, da Giorgio Bigatti,
docente di storia economica alla Bocconi, è nata nel 1978 su iniziativa di
Ernesto Treccani, di Lidia De Grada Treccani e di artisti e intellettuali amici da
sempre come Raffaellino De Grada, Vittorio Sereni, Alberto Lattuada, Mario
Spinella e Fulvio Papi, con lo scopo di incrementare lo studio del periodo di
rinnovamento culturale che va dal Movimento di Corrente al Realismo.
Insieme allo Studio Ernesto Treccani, la Fondazione ha sede nella cosiddetta
Casa delle Rondini, con la facciata interamente decorata da maioliche
policrome a opera di Ernesto Treccani, in via Carlo Porta a Milano.
La giornata su “Intellettuali e politica” è stata la conclusione di una iniziativa,
sviluppatasi dal novembre 2024 alla fine dello scorso febbraio, avente per
tema “ Melissa 1949-2024, una strage dimenticata”, con al centro la
straordinaria mostra fotografica di E. Treccani sulla vita quotidiana dei
contadini di quella comunità. Nella stanza della mostra erano, anche, esposti
in una teca uno scarpone di una delle vittime dell’eccidio e una vecchia
bandiera della sezione comunista di Crotone. Il dibattito conclusivo,
coordinato e con l’interlocuzione attiva di Giorgio Bigatti e Francesco Giasi,
direttore della Fondazione Gramsci, ha visto impegnati intellettuali e
accademici che hanno analizzato figure come, per citarne alcuni, Carlo Levi,
Rocco Scotellaro, Ernesto De Martino, Anna Maria Ortese, Danilo Dolci e
dalla Calabria è salito a Milano il nostro Franco Ambrogio, una vita in politica,
una vita nel PCI dove è stato dirigente di primo rango regionale e nazionale,
saggista, oggi osservatore attento e animatore culturale e politico, invitato a
parlare di Mario Alicata, l’intellettuale-dirigente del PCI, artefice dei grandi
movimenti meridionalisti del dopoguerra.
Ambrogio, di cosa per la precisione avete di scusso a Milano?
Il rapporto fra intellettuali e politica in anni decisivi per il Mezzogiorno,
nelle sue varie sfaccettature, analizzato all’interno stesso delle personalità
e delle opere dei protagonisti del confronto culturale e politico, in quegli
anni, e delle loro diversità. I contributi sono stati di grande interesse
(saranno pubblicati in un volume) e alcuni docenti universitari hanno
riferito della partecipazione dei giovani ai corsi di studio dedicati ad
alcuni di loro. La riflessione ha offerto un quadro d’insieme delle
dinamiche sociali, politiche e culturali derivanti dalla disgregazione del
blocco di potere che aveva dominato nella società meridionale, in
alleanza con i ceti dirigenti del nord, fin dalla formazione dello Stato
unitario. E’ nell’ambito di questa realtà dinamica che va visto l’apporto
degli intellettuali e il loro rapporto con la politica e in particolare con i
movimenti che fecero assumere alle classi subalterne, fini a quel
momento escluse dalla vita politica e statale, un ruolo di protagoniste
nella democrazia italiana.
Non ti è suonato strano che di questo si discuta nel capoluogo lombardo e
poco, o niente, nel sud che sarebbe diciamo così più interessato in prima
battuta?
E’ stato, innanzitutto, emozionante e sorprendente trovare nel cuore di
Milano un concentrato di tesori artistici e di saperi storici e culturali sulla
Calabria. A proposito dei pregiudizi! Nell’opuscolo di accompagnamento
alla mostra fotografica, ad esempio, la figlia di Treccani ricorda con
familiarità persone e famiglie di Melissa che avevano ospitato il padre nel
corso di moltissimi anni. Treccani, tra l’altro, era stato anche assessore al
comune di Melissa, quando nel 1953 Mario Alicata fu eletto sindaco.
Giorgio Bigatti analizza quegli anni con competenza ed efficacia.
L’antropologo Francesco Faeta, che ha insegnato anche ad Arcavacata,
sintetizza i suoi studi sui contadini di Melissa, la loro vita e le loro lotte. E’
stata, dunque, tutt’altro che una rievocazione retorica. Una giornata di
studio che dimostra come l’Italia possa essere meno banale e frantumata
di come le cronache politiche quotidiane vogliono mostrarci.
Naturalmente, alla fine sono venuti a salutarmi due catanzaresi di Milano
che mi hanno detto essere familiari di alcuni compagni catanzaresi che
conoscevo benissimo. Puoi immaginare la scena.
Da tempo ti occupai della figura di Mario Alicata. In questo ragionamento
che ruolo ha avuto e che ricordi hai di lui?
Mario Alicata è stato un grande intellettuale che in Calabria è diventato
uno dei più importanti dirigenti del PCI. Parliamo di una stagione, la sua,
di battaglie decisive per il mezzogiorno, di prove anche drammatiche, che
ha determinato, in Calabria rivolgimenti sociali e politici che sono scritti
nella storia d’Italia e che portano la sua impronta. Con Alicata il
complesso del movimento politico della sinistra in Calabria supera il limite
di essere un insieme di episodi e di azioni, anche di grande rilevanza, di
personalità espressione di realtà limitate, per assumere una dimensione
unitaria, capace di incidere nella lotta sociale e politica nazionale. Fu
questa dimensione politica generale a che pose all’ordine del giorno della
politica italiana e del governo la questione del Mezzogiorno in maniera
non più eludibile. Alicata si impegnò, contestualmente, con tutta la sua
forza politica e intellettuale in una battaglia culturale volta a combattere il
provincialismo esistente nella società calabrese, la sua subalternità e,
nello stesso tempo, per superare i pregiudizi, la non conoscenza della
Calabria, delle cause della sua arretratezza, da parte della politica e della
cultura nazionali. Egli riuscì a far divenire la Calabria una grande
questione su cui impegnare la cultura nazionale.
Non ritieni che uno dei problemi più seri che abbiamo nel sud e in
Calabria in modo particolare sia proprio quello del ruolo degli intellettuali
nell’azione di denuncia ma anche di proposta?
Credo che la “moneta” cattiva nella politica abbia scacciato la “moneta”
buona che cercava l’apporto critico e costruttivo degli intellettuali come
condizione necessaria di un pensiero e di un agire politico capace di
avere una visione d’insieme e di individuare i punti su cui far leva per
modificare la condizione non solo del Mezzogiorno, ma dell’intero paese.
Ha influito, però, una tendenza, che ha prodotto gravi distorsioni culturali,
portata a ridurre il problema del mezzogiorno a una dimensione tecnico-
economica. Se si creassero le condizioni di un nuovo interesse ad un
confronto culturale e politico rivolto a fare uscire dall’isolamento i singoli
intellettuali, a cominciare dagli scienziati delle nostre università, sarebbe
un fatto di novità considerevole.
Uno dei temi di Milano è stato quello del ricordo dell’eccidio di Melissa. Fino a
pochi anni fa il ricordo è stato vivo dalle nostre parti. Lo si ricordava e
celebrava. Poi pare se non svanito quasi. E’ colpa solo del tanto tempo
passato, 70 e più anni, o anche questo è figlio di quelle storiche dimenticanze
e trascuratezze? Lucio Dalla addirittura lo ha ricordato in una sua canzone
che recita:«Il passato di tanti anni fa alla fine del quarantanove è il massacro
del feudo Fragalà sulle terre del Barone Breviglieri Tre braccianti stroncati col
fuoco di moschetto in difesa della proprietà. Sono fatti di ieri»
No, il tempo, come Milano dimostra c’entra poco. E’ l’insieme della vita
politica, istituzionale e della società che, svaniti validi e credibili punti di
riferimento, da un certo punto in poi, ha via, via perduto la convinzione di
potere agire per una diversa condizione e si è adattata a cercare una via
individuale per potere rispondere ai propri bisogni’.