
Andiamo con ordine. Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, in un’intervista ad un’emittente televisiva nazionale, ha detto:’’ il peggiore nemico di Cosa Nostra è stato Totò Riina. È un folle che ha cercato di dettare l'agenda allo Stato che ha reagito mettendo in campo uomini e mezzi sulla Sicilia. Lo Stato colpevolmente, come la Magistratura e in parte le Forze dell'Ordine, ha così sottovalutato la 'ndrangheta facendola apparire sempre come la mafia stracciona con il cappello in mano».
Gratteri, in un'intervista ad "Avanti il prossimo", il talk show di Tv2000 condotto da Piero Badaloni, ha aggiunto: ‘’con i soldi dei sequestri di persona tra gli anni 70 e 80 la 'ndrangheta ha avuto grande liquidità. Ha potuto inviare in Sud America, in particolare Colombia, Bolivia e Perù, alcuni broker per comprare cocaina al prezzo più basso possibile. Con i soldi della cocaina oggi la 'ndrangheta sta comprando tutto ciò che è in vendita da Roma in su, conquistando i mercati d'Europa e degli Stati Uniti. E da almeno 4-5 anni vende la cocaina proprio negli Stati Uniti. Addirittura una delle 5 famiglie di Cosa Nostra ha chiesto alla 'ndrangheta di poter entrare in questo business».
Secondo indizio: in un forum su Repubblica il procuratore e l’aggiunto di Roma, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, che hanno ricoperto quei ruoli a Reggio Calabria fino a pochi anni fa, spiegano che ‘’la ‘ndrangheta è riuscita a mettere assieme la rigidità arcaica delle regole con la flessibilità del sistema organizzativo ed una prospettiva globale’’. Tutto questo contrariamente a Cosa Nostra, dicono i due magistrati: ‘’ragioniamo di un’organizzazione che oltre ad avere una sede sociale ha delle filiali riconosciute, dal nord Italia all’Australia’’. In particolare, Prestipino aggiunge che ‘’il primato nel traffico della droga ha portato all’accumulazione di ricchezze vere e alla necessità di investimenti che non potevano essere fatti in Calabria. Meglio comprare 10 ristoranti a Roma e a Milano, meglio investire nell’economia legale, dà meno nell’occhio’’.
Pignatone – che prima di Reggio e Roma aveva lavorato a Palermo – dice che ‘’i calabresi hanno messo a fattore positivo tutto l’inverso dei siciliani’’. Quindi niente omicidi eccellenti, repressione blanda, sotto copertura per anni e anni. Oggi, ovviamente, non e’ più così, l’attenzione è altissima ma si pagano egualmente anni e decenni di sottovalutazioni.
Terzo indizio e’ un saggio ripubblicato or ora da Donzelli di Giovanni Arrighi e Fortunata Piselli (il primo e’ scomparso anni fa) con una nota aggiuntiva della Piselli, che ripercorre quello che tre decenni fa i due sociologi di Arcavacata avevano fotografato in merito alla Calabria. ‘’Gli unici attori che dalla Calabria – scrive Fortunata Piselli – hanno esteso con successo la scala delle loro operazioni a livello nazionale (e anche internazionale) sono i clan della ‘ndrangheta. Anziché’ periferica la loro posizione e’ diventata centrale. (…) La cancrena mafiosa sta contagiando tutto il Paese’’.
Se questa è la situazione - e tre indizi fanno una prova e non c’era manco bisogno né di indizi e ne’ di prove - è del tutto evidente che occorre andare avanti sulla strada che le Dda di Reggio e Catanzaro stanno seguendo, soprattutto con i sequestri e le confische dei beni, disarticolando quella potenza economica ma altri attori della scena (politica, istituzioni, società, cultura, chiesa) dovrebbero ancor più svegliarsi dalla catalessi in cui vivono da tanto, troppo tempo. Quello che è stato scoperchiato a Isola Capo Rizzuto lo si mormorava (e scriveva) da tempo…Però è dovuta arrivare la magistratura prima che qualcuno facesse pulizia!