
Non ci vuole molto a capire quel che spesso viene ripetuto: il crimine non paga. Ti distrugge e ti frega. Se non ti uccidono mentre sei dal barbiere e non ti stronca la lupara, imputridisci corpo e testa in cella. Perfino Liggio, spietato boss che dava ordini a criminali come Riina e Provenzano dopo un po’ di carcere s’attirò la diceria (offensiva) di essersi ingentilito e infragilito. Certo, a qualcuno gli va bene. Ma le possibilità sono inferiori ad una vincita al superenalotto (circa una su 600 e rotti milioni). La cattura di Giorgi ancor prima di essere una vittoria dello Stato è l’ovvia e scontata conclusione di tutte le storie che assomigliano alla non-storia di Giorgi. Non-storia nel senso che il finale non sorprende mai.
DUE. Giorgi è la metafora della Calabria, della Locride o di San Luca come in questi giorni appare dal flusso delle informazioni e dalla pioggia di dichiarazioni una più scontata (e banale) dell’altra che s’inseguono su social, tv e giornali? Rappresenta il destino che i calabresi hanno scelto per le loro vite? E’ il segno della vicenda umana e del destino dei calabresi? Chi lo sostiene quando non ha problemi (culturali, di carriera) lo fa perché ha un interesse specifico a sostenerlo. Se i calabresi sono così nessuno in Calabria a Roma o in Italia ha responsabilità per il degrado che investe questa terra. Spariscono le colpe di classi dirigenti e politiche predatorie, quelle dei governi del paese, di imprenditori e sindacati. Trionfa un’interpretazione antropologica che rassicura le coscienze sporche (non c’è niente da fare coi calabresi!) e rinvia i problemi, a partire dal Mezzogiorno, a data da destinarsi. Ma perché Giorgi dovrebbe rappresentare la metafora della Calabria, lui e non Corrado Alvaro che la Calabria l’ha conosciuta capita e sofferta un milione di volte meglio pur nascendo probabilmente a una fazzolettata di metri da dov’è nato Giorgi?
TRE. L’ultimo danno del latitante alla Calabria è stato il bacio della mano del suo vicino di casa. Sono ancora oscure le motivazioni del gesto e siamo in attesa di spiegazioni. Il gesto oltre ad essere ignobile (copyright De Raho), e ancor prima di ignobile, è stato ridicolo. Ma è il tipo di gesto capace di far impazzire i sociologi dei bar sport in giro per l’Italia che vi vedranno la verità dell’umanità calabrese. Dopo il bacio Salvini, che fino a poco tempo fa era un sostenitore di “Forza Etna” nella speranza che il vulcano bruciasse tutto il Mezzogiorno, minaccia una visita a San Luca. Passata qualche settimana si ricorderà il bacio e si dimenticherà tutto il resto, cattura compresa. Immaginatevi la scena. Il latitante è circondato dalle forze dell’ordine armate di tutto punto che hanno preso il pericolosissimo boss. Giorgi fa buon viso a cattivo gioco. Tra poco sparirà in cella, praticamente per sempre. Il vicino fende incredibilmente la folla dei carabinieri gli afferra la mano e la bacia. Per fortuna non gli ha sparato altrimenti si sarebbe detto che il Crimine aveva fulmineamente condannato a morte Giorgi per impedirgli di svelare i segreti della ‘ndrangheta. Insomma, il bacio è destinato a sovrastare (ha già cominciato a farlo) la straordinaria operazione di carabiniere e carabinieri. Alimenterà altre leggende sulla invincibilità ed eternità della mafia. Gratteri chiede non si facciano sceneggiate in tv sulle mafie perché teme rafforzino la leggenda mafiosa. Ma quel bacio sarà più forte di mille sceneggiati. Forse sarebbe stato meglio impedirlo.