ATTORNO AI BACI

ATTORNO AI BACI
bacio1   Si fa presto a dire bacio. Di tipi di baci ce ne sono oltre un milione. Nell’impossibilità di ricostruire una elencazione tecnica e dettagliata priva delle diverse tipologie e modalità, mi fermerò a elencarne qualcuno più usato. Intanto una premessa: tutti i baci sono compromettenti. Non esiste una modalità in cui il contatto bocca- pelle tra soggetti diversi non comporti l’indicazione di una intimità presente o certamente una volontà futura in tal senso. Persino il doppio bacio sulle guance, qualora non contenesse neanche il contatto di cui sopra, anche in quel caso è sintomo di un’ipocrita, fasulla, ricerca di intimità. Naturalmente, mi pare chiaro che l’intimità che intendo non è certamente di tipo sessuale ma piuttosto una ricerca di maggiore conoscenza reciproca, una confidenza, il desiderio di entrare a far parte della vita di quella persona.

Dei baci tra gli amanti e quelli tra gli amici e tra quelli che- vorrebbero –smetterla- di- dirsi -amici per diventare qualcosa di più mi asterrò dalla trattazione avendone fatto più o meno tutti esperienza. Anche del bacio di Giuda, direi che basterà ricordare che è il segno del tradimento:  il bacio che portò alla morte il giusto Gesù Cristo e al suicidio il povero Giuda. Da allora molti altri baci di Giuda furono dispensati, ma fortunatamente con esiti meno fatali.

Il doppio bacio di conoscenza è un passaggio importante nel rapporto con l’altro, la stretta di mano iniziale viene percepita un po’ troppo formale dopo qualche incontro tra amici o (più o meno) magari colleghi e con l’approfondirsi della conoscenza c’è sempre quello che sdogana il contatto guancia a guancia. A volte con imbarazzo, a volte con sollievo ma l’inciampo alla maggiore confidenza è passato con un bacio. Ci sono poi i baci dovuti, quelli di cui è difficile fare a meno perché vengono imposti, non tanto dalla confidenza che manca, né dalla necessità di dimostrare qualcosa, e sono per esempio quelli imposti al parente più o meno anziano dall’intimare materno, in genere “Su, tesoro dai un bacino alla zia!”.

Sorvolerò pudica sui baci rubati, per concentrarmi invece su quelli a sorpresa, nel senso di  quelli che non ti aspetti, che  lasciano un po’ interdetti e con un sorriso: il baciamano, per esempio. Questo tipo di bacio molto in voga in passato, era riservato alle dame di un certo decoro, e sta tornando in voga con grande dignità ed effettuato ad arte: la mano della donna portata al livello delle labbra dell’uomo, il capo dell’uomo si china leggermente verso il punto che sta quasi sulle nocche, facendo attenzione a non creare il minimo contatto reale, poiché la cosa renderebbe un simile bacio come sfacciato e imbarazzante. Tale gesto oggi è inquadrabile quale omaggio spontaneo alla sensibilità, all’eleganza, alla deferenza che la donna in questione ispira. A proposito del baciamano, ne va evidenziato anche un tipo praticato tra uomini, dove il gesto è indice di sudditanza e di grande rispetto: del tipo figlio che bacia la mano ai genitori in segno di profonda devozione, o del fedele invocando la benedizione al più o meno alto prelato.  

E sempre per restare in tema di baciamano, ne esiste un altro tipo, praticato in segno di rispetto, dove qua il termine rispetto ha una connotazione feroce nella sua radicalità. Qua il rispetto non è un semplice riconoscimento ma è un fedele asservimento di un subordinato a un superiore che può con quel gesto disporre come meglio crede del soggetto baciante, per così dire, date le inestricabili e indissolubili relazioni che si pongono tra i due.

Ecco cosa è avvenuto l’altro giorno sotto gli occhi delle telecamere: la dimostrazione che la cattura non impedisce l’asservimento totale di un uomo al proprio capo. E tutto questo mentre le forze dell’ordine traevano il soggetto in arresto.

In quell’immagine c’è un bagliore dal quale il calabrese si ritrae sconcertato riconoscendosi (seppure in una infinitesima parte) in quell’uomo prono, schiavo di un potere maligno che gli ha bacato l’anima.  Ma a guardare meglio, vedo anche l’immagine della lotta in Calabria tra chi questo cancro feroce lo combatte nonostante tutto e chi, su tutto questo, ci gioca le carte del potere e del denaro e dell’ignoranza.  

È una questione di misura di ciò che alberga di buono e di “mafioso” in ciascuno di noi, generato con noi, insediato in un DNA da ataviche concussioni ma certamente purificabile, redimibile con la cultura e l’applicazione del diritto.

 Il problema è che i buoni e i cattivi sono mescolati tra loro e non sono neanche sempre gli stessi.

Mentre quel giorno, in quella immagine, ognuno era esattamente quello che sembrava, era tutto chiaro ed evidente. Esaminare senza pudore dentro lo specchio serve a non cercare scusanti, a sollevarci per poterci guardare negli occhi.